e misersi a la fuga incontanente;
i traditor’ gittâr lo busto in mare;
Codrusso poi si ne mise a cercare,
per darli sepoltura propiamente.
E raccolse pezzuoi di navi rotte, 195
ed arse ’l corpo e la cener adusse;
Caton ch’avea assai navi condotte,
raccolti tutti, chi scampato fosse,
partísi di Corcis in poche d’otte,
al castel di Foconte li condusse.
Que’ di Foconte nol lasciâr passare;
quivi fu la battaglia in terr’e mare,
de le pericolose ch’anche fosse.
Vinser la terra, poi trovâr Cornilla 196
ne la sentina de la nave in pianto;
da lor espiâr di Pompeo la novella,
tutti disceser de le navi in tanto;
e tolser care gioie, perle ed anella,
e miserle nei fuochi ed oro alquanto;
in grieve pianto fecerne anovale,
come s’usava a la guisa reale;
la polvere serbâr, come d’un santo.
Poi arringò Caton di savia guisa; 197
disse: «Di Roma è morto un cittadino».
Tutto dipinto v’è di bella assisa,
l’alte parole che disse ’l divino,
e come fue ’n tra lor grande contesa,
per certi giovan’ cui il cuor venne meno;
Caton li confortò oltre misura,
sí che tornaro indietro tutti allora,
ed ov’e’ volle fe’ girar lor freno.
In Libia, nel porto di Lettesse, 198
qui arrivò Catone e suo navilio;