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l’intelligenza 185

catun de’ duca ha parte dal su’ lato,
e qual si tien co’ rei e chi co’ buoni;
ed è giá ’l grande fuoco apparecchiato,
per que’ che vi morranno», e disse i nomi.
«Né Cesar né Pompeo non vi morranno,
in altre parti i lor dí finiranno;
licenzami e dov’era mi riponi».

     Com’ella il licenziò v’è tutto quanto, 155
e fece un fuoco d’erbe e ’ncantamenti;
l’anima ritornò in inferno al pianto,
ad abitar tra le pene e’ tormenti;
Sestusso chiese commiato in quel tanto
da poi che seppe i suoi proponimenti;
tornossi a’ cavalier’ tutto smarrito,
tant’orribili cose ave’ udito,
che molto raddoppiâr suo’ pensamenti.

     Cesare, stando a l’assedio a Durazzo, 156
forte castello su monte Pirrusso,
sedea sovr’un destrier di grande razzo,
fedía tra’ cavalier’ di Torquatusso;
ma Torquatusso non stava ’n sollazzo,
ché di prodezza giá non era scusso;
cors’a fedir Ridolfo di Bigore;
Cesare vide ’l colpo e trass’allore
con lui Antonio e ’l buon Bassiliusso.

     Pompeo dipinto co’ suoi cavalieri 157
èvi, come vi trasse in grande fiotta;
e disse ai suoi: «Or non siate lanieri;
entrate in mezzo tra loro e la rotta»
ch’iera nel muro. Ed un gran polverieri
v’ebbe, onde Cesar ebbe grande dotta:
i suoi, che non vedeano ove fuggire,
cadeano in man de’ nemici a morire,
e fuorne morti assai in piccol’ d’otta.