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162 poemetti allegorico-didattici


     Ipodromio si è lo loco undecimo, 70
lá dove vegnon l’acque per condotti;
la cucina si sta in luoco duodecimo,
ov’arde cera a li mangiar’ far cotti;
e non si conta in piú gradi ch’i’ esimo.
Torniam al loco ove son li disdotti,
lá dove son l’intagli e le pinture,
èvi la rota che dá l’aventure,
che tai fa regi e tai pover’arlotti.

     Nel mezzo de la volta è ’l Deo d’Amore, 71
che tiene ne la destra mano un dardo,
ed avvisa qualunque ha gentil core,
e fierelo, che mai non ha riguardo;
ed havi donne di grande valore,
che ’nnamorâr del suo piacente sguardo:
quiv’è chi per amor portò mai pena,
quiv’è Parigi co la bell’Alena,
e chi mai ’nnamorò, per tempo o tardo.

     La bella Polissena v’è piagente, 72
quand’Accillesse la prese ad amare;
e la regina Didon v’è piangente,
quand’Eneasse si partío per mare:
che d’una spada si fedío nel ventre,
quando le vele li vide collare;
e la bell’Isaotta e ’l buon Tristano,
sí come li sorprese est’Amor vano,
che molti regni ha giá fatti disfare.

    Èvi la bella Ginevra regina, 73
ed evv’apresso messer Lancialotto;
èvi Bersenda e Mideia e Lavina,
Pantassaleia regina, del tutto,
sí com’Amor le tenne in sua catena,