E io, ponendo mente
al’alto convenente
e ala gran potenza
ch’avea, e la licenza, 235uscìo del reo pensero
ch’io avea in primero,
e fei proponimento
di fare un ardimento,
per gire in sua presenza 240con degna reverenza,
in guisa ch’io vedere
la potessi, e savere
certanza di suo stato.
E poi ch’i’ l’èi pensato, 245n’andai davanti lei
e drizzai gli occhi miei
a mirar suo corsaggio.
E tanto vi diragio
che troppo era gran festa 250lo capel dela testa,
sí ch’io credea che ’l crino
fosse d’un oro fino
partito sanza trezze;
e l’altre gran bellezze 255ch’al volto son congiunte
sotto la bianca fronte,
li belli occhi e le ciglia,
e le labra vermiglia,
e lo naso afilato, 260e lo dente argentato.
La gola biancicante,
e l’altre biltá tante
composte ed asettate
e ’n suo loco ordinate 265lascio che no lle dica,
né certo per fatica,