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112 | poemetti allegorico-didattici |
VI
Chi vuole aver gioiosa vita intera
fermisi bene in amar per amore,
ed aggia canoscenza dritta e vera,
4senza partir da ciò su’ cor null’ore;
ma solo guardi che sia la matera
tal, che per fine non siegua dolore,
e che, partendo e stando, giá non pera
8che d’esso non sia nato bon savore:
Non tengo amor giá quel che fina male,
ma volontá villana ed innoiosa
11per sol seguire al vizïo mortale.
Ma tegno amor che val sovr’ogne cosa
quel, ch’ama il corpo e l’alma per iguale,
14ricchezza e povertá, qual venir osa.
VII
Molto m’è viso che sia da blasmare
chi puote e non tener vuol buona via,
e chi piú crede un falso lusingare
4ch’un dolce ammaestar di cortesia;
e anche piú chi non sape acquistare
e l’acquistato perde a sua follia,
e lascia quel che doverla pigliare,
8e prende ciò ch’ogn’altr’uom lasceria.
E sovre tutto i’ blasmo forte ancora
chi per su ’ngegno, di leale amico
11fa che nemico sempre li dimora.
Orma’ intenda chi vòl ciò ch’i’ dico
e ’mpari senno cui bisogno fora.
14Se no li piace, indarno mi fatico.