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tinui giorni sul profumo dei fiori; ripetere nella più monotona spensieratezza qualche volgarissima parola, ripeterla tanto che tal suono, a furia di essere ripetuto, finisse di presentare allo spirito un idea qualsisia; perdere ogni sentimento di moto e di esistenza fisica in un ozio assoluto, ostinatatamente protratto, — eccovi,1 amici, alcune delle più comuni e delle meno dannevoli aberrazioni delle mie facoltà mentali, — aberrazioni che certamente non son fuori di esempio, ma che rifiutano al certo ogni spiegazione ed ogni analisi qualunque.
Oh, lo spirito!
Avanti; io voglio essere ben compreso.
L’anormale, l’intensa, la solenne attenzione che per tal modo in me si eccitava da oggetti di per sè stessi frivolissimi, è di tale natura da non confondersi con quell’inclinazione al fantasticare, comune a tutta l’umanità, a cui soprammodo abbandonasi le persone di un’immaginazione ardente. Quest’attenzione, come potrebbe parere dapprima, non solo era un limite eccessivo, un’esagerazione di questa tendenza; ma ne era eziandio per origine e per essenza affatto distinta.
Nell’un dei casi, il fantasticatore, l’uomo dall’immaginativa potente, venendo d’ordinario interessato da un oggetto anzichenò serio, lo perde poco a poco di vista a traverso le immensità delle deduzioni e degli stimoli che ne scaturiscono, — e con tale efficacia, che all’invanire di questi sogni pieni spessissimo di voluttà arcana, egli — il po-
- ↑ È qui impossibile non rilevare questa squisita ed efficace descrizione delle facoltà astrattive dello spirita fatta dal Poe. E pongasi pur mente a quanto segue.
B. E. M.