Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu/294


— 288 —


tratto pur dianzi; e mi abbandonai un’altra volta a’ miei sogni, alle mie passionate visioni di Ligeia.

E in questo modo passò un’ora, una lunga ora! quand’ecco (mio Dio, ma era e’ ciò possibile? era ciò vero?) quand’ecco, dico, destarmisi nuovamente la percezione d’un romor vago che venia dalla parte del letto. Tesi l’orecchio — convulso di spavento. E quel suono, quel tale suono dièssi nuovamente a sentire; ed era un vero sospiro. Mi slanciai sul cadavere, e vidi, vidi distintissimamente un agitarsi delle labbra; e dopo circa un minuto, scoprirsi a’ miei occhi una riga brillantissima di denti, brillantissima quasi altrettante madreperle. Allora al terrore profondo ond’era sempre stato avvinto, s’aggiunse nel mio spirito uno stupore altissimo, indefinibile; e sentii la mia vista oscurarsi e la mia ragione fuggirsi: e subito per uno sforzo su di me violentissimo raccolsi poco a poco il coraggio ed ebbi coscienza di farmi forte al cómpito novellamente impostomi dal dovere. E qui la fronte erasi colorita d’un vago color carnicino, e così le guancie e la gola; un calore sensibile penetrava in tutto il suo corpo, anzi una pulsazione lievissima sollevava insensibilmente la regione del cuore.

Mia moglie viveva dunque: — con ardore raddoppiato, febbrile, mi posi allora in dovere di risuscitarla. Le stropicciai e le spruzzai le tempia e le mani, usando d’ogni mezzo suggeritomi dall’esperienza e dalle molte letture mediche da me fatte. Invano. D’improvviso, ogni colore sparì, cessò ogni pulsazione e le labbra ritornarono all’espression della morte, e, in un attimo, il corpo riprese la glaciale sua freddezza, la livida sua apparenza, la completa