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stare apparvemi evidente un leggiero, leggiero, leggierissimo, appena appena sensibile coloramento alle guancie, il quale andavasi pur lento lento come filtrando lungo le piccole depresse vene delle palpebre. Sotto l’impressione d’un orrore e d’un terrore inesprimibili, per cui la umana favella sarebbe incapace di trovare espressioni sufficientemente energiche ed incisive, io sentii le pulsazioni del mio cuore arrestarsi ed ogni mio membro restare d’un tratto come colto di paralisi.

Nullameno, il sentimento del dovere ritornommi finalmente alla fredda calma. Per me non v’era più dubbio; avevamo avuto troppo pressa di fare i preparativi per la tomba: Rowena viveva ancora. Diveniva necessario di usare immediatamente qualche tentativo; ma perchè la torre era tutt’affatto separata dalla parte dell’abbazia abitata da’ suoi domestici (nessuno sì vicino cui potesse arrivare un mio grido), in nessun modo erami possibile chiamare soccorso, se non lasciando per qualche minuto la camera, — il che non convenivami rischiare. — Studiai pertanto di richiamarmi a me stesso e di raccôrre il mio spirito troppo ancor irrequieto e fuori di sè. Ed ecco di bel nuovo, dopo pochi minuti, mostrarsi una nuova, evidente ricaduta; il coloramento delle guancie e delle palpebre disparve, lasciandovi una pallidezza più che marmorea, semitrasparente. E le labbra replicatamente si chiusero e raggrinzaronsi nella spettrale espression della morte; un freddo ed una viscosità ributtante rapidamente si diffusero su l’intiera superficie del corpo, ed immediatamente chiarissi la più completa cadaverica rigidità. Ricaddi, arricciando di paura, sul letto di riposo donde erami