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tre soli facevamo l’ordinario mestiere di navigare, come vi dissi, alle isole. Ma le pescagioni ordinarie fannosi assai più a basso, verso mezzodì. Vi si piglia pesce, in ogni tempo, senza molto correre pericoli, e naturalmente quei paraggi ottengono la preferenza: se non che, da questa parte, tra le roccie, i siti della scelta non solo dan pesce di miglior qualità, ma ed anco in quantità maggiore; e tanto che, di spesso, noi, arditi, ne pescavamo in un sol giorno quanto i timidi dei mestiere riuscissero a prenderne tutt’assieme in una settimana. Insomma, era quella per noi una specie di speculazione audace, disperata, dove il rischio della vita compensava la fatica, e il coraggio era a luogo del capitale.
Ricoveravamo la nostra barchetta in una cala a cinque miglia più in alto di questa; e, nel bel tempo, usavasi trar profitto del respiro di quindici minuti per ispingerci a traverso il canale principale del Moskoe-Strom, molto al di sotto del vortice, recandoci a gittar l’àncora in qualche sito delle vicinanze d’Otterholm, o di Sandflesen, dove i sobbollimenti manifestano minor violenza che altrove. E là, d’ordinario, ci posavamo in attesa di levar l’àncora e far ritorno alle nostre case, su per giù sino all’ora della quiescenza delle acque. Tuttavia ci commettevamo sempre a così fatta spedizione con un buon vento a mezza nave per l’andata e pel ritorno (un vento su cui potevamo contare per rifar la via), al quale proposito rare, ben rare volte non cogliemmo il giusto punto. In sei anni, due volte solo ci fu mestieri passar la notte all’àncora in séguito di perfetta bonaccia, caso per vero rarissimo in quelle spiaggie: altra volta