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e nell’unico, immutabile sentimento della durata. Il corpo caduco era stato colpito dalla mano dell’insanabile Distruzione.

E nullameno l’intiera sensibilità non era tutt’affatto ancora scomparsa, avvegnachè la coscienza e il sentimento sussistenti supplissero tuttavia taluna delle sue funzioni con intuizione letargica. Comprendeva lo spaventoso mutamento che cominciava ad operarsi nelle mie carni; e, a guisa dell’uomo che, pur sognando, ha talvolta coscienza della corporale presenza di persona che su lui si pieghi, — e così, o mia dolce Una, io sentiva sempre sordamente che tu stavi seduta a me d’accanto. Istessamente, quando giunse la dodicesima ora del secondo giorno, io non era ancora inconscio del tutto de’ moti successivi: ti allontanasti da me; mi si chiuse nella bara; fui deposto sul carro funebre; mi portarono alla tomba; mi vi discesero; mi gittaron sopra la terra, e colmaronla; e mi lasciarono nella tenebra e nella putrefazione, ne’ miei tristi e solenni sogni in compagnia dei vermi.

E là, in quella prigione ch’ha ben pochi segreti a rivelare, i giorni volsero, e svolsero le settimane e i mesi; e l’anima scrupolosamente contava ogni secondo che fuggiva, e senza difficoltà ne registrava la fuga, — senza difficoltà e senza oggetto.

Passò un anno.

A grado a grado la coscienza dell’essere erasi fatta più confusa, e quella di località aveva in gran parte preso il suo posto. L’idea d’identità s’era sciolta nell’idea di luogo. Lo stretto spazio che limitava ciò ch’era stato; il corpo, oggimai