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orecchie. Le più lievi deviazioni dalla giusta misura (e queste deviazioni erano importune) m’impressionavano nello stessissimo modo in cui, trovandomi tra’ vivi, ogni violazione all’astratta verità offendeva il mio senso morale. E sebbene nella camera non ci fossero che due orologi che con isocrono moto misurassero i loro secondi, non pertanto riuscivano facile avvertire e ritenere esattamente la speciale oscillazione di ciascuno, sì come le differenze loro relative. Il quale sentimento di durata, vivo, perfetto, esistente di per sè stesso, indipendentemente da una serie qualsisia di fatti (modo d’esistenza forse inintelligibile per l’uomo), questa idea, questo sesto senso, che si elevava dalle mie rovine, era il primo passo sensibile, decisivo, dell’anima sciolta dal tempo sulla soglia dell’eternità.

Era mezzanotte; e tu eri sempre assisa al mio fianco. Tutti eransi ritirati dalla camera della Morte. E’ mi aveano in fine deposto nella bara. Le fiamme delle lampadi ardevano tremolanti, — funzione che in me si convertiva in una specie d’ondulamento di canti monotoni e prolungati: ma tutt’a un tratto que’ canti scemarono di precisione e di intensità; e finalmente, sempre digradando, cessarono; nè le mie narici furori più inebbriate dal profumo, nè quelle cotali forme od immagini più passarono a volteggiarmi d’innanzi. Il mio petto restò come alleggerito dall’oppressione delle Tenebre. Una commozione sorda, come quella dell’elettricità, guizzò nel mio corpo, e tosto successe in me un completo dileguo dell’idea del tatto. Quanto rimaneva di ciò che l’uomo chiama senso, si trasfuse nella sola coscienza dell’entità