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bole ma giusta lode al Baudelaire, che tanto amore ci pose nelle cose del Poe, sebbene (e da ciò vegga il lettore l’imparzialità di chi scrive) nelle brevi notizie sul gran novelliere siasi per noi studiato di pigliare imparzialmente le orme dall’uno e dall’altro, anzi qua e là pure tener d’occhio Guido Cinelli, che per sua confessione accostavasi al Griswold. Il Cinelli, dico, che non solo con penna schietta e forbita diceva del Poe, ma dava ancora una degna versione del Doppio assassinio in via Morgue e del Ritratto ovale nella Biblioteca Nuova del Daelli, il quale, come ognun sa, dovette scontare ben amaro la colpa di dare buone opere al paese, perchè sventuratamente oggidì in Italia ha corso privilegiato sul libro il foglio volante, volgarmente gazzetta, il libercoletto ed il libercolo.

Rimettiamoci in carreggiata.

Or ecco per mettere in armonia le affermazioni nostre sulla forza di certe circostanze e più peculiarmente su l’influsso di certe abitudini, qual’è in tal caso quella dello sbevazzare, rispetto all’attività di nostre facoltà intellettuali; ecco, ripeto, come il Baudelaire, con parole che riflettono una sottile saggezza ed una cortesia pietosa, conchiude a proposito delle eccessive e perniciose libazioni cui abbandonavasi il prediletto suo scrittore: