Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 207 — |
con quale precauzione, con quale precauzione perchè l’anima non ne scricchiasse! E l’apriva appunto lì lì tanto da lasciarne fuggir un fil di luce che giugnesse sull’occhio di avoltoio. E questa storia io la feci per ben sette notti, sette lunghe notti, — ogni notte, proprio alle dodici ore; — ma l’occhio era sempre chiuso, sempre; e perciò mi si rendette impossibile di compir l’opera; poichè non era mica il povero vecchio che mi vessasse, ma solo, solo quell’occhio "infausto". Ed ogni mattina, all’apparir del giorno, arditamente entrava nella sua camera, gli discorreva con coraggio, chiamandolo con voce cordiale dal suo nome, ed informandomi come avesse passato la notte. Pertanto voi ben vedete ch’ei sarebbe stato un ben sagace, acuto e profondo vecchio, s’egli avesse per vero potuto mai sospettare che, proprio a mezzanotte, mentre dormiva, io era là, là ad esaminarlo.
L’ottavo giorno raddoppiai ancora, se più ancora fosse stato, possibile, le mie precauzioni. Le piccola lancetta d’un orologio muovesi certo più lesta che non muovesse allor la mia mano. Io non aveva mai, prima di questa notte, non aveva mai sentito tutto il poter di mie facoltà, l’estension loro, — la mia sagacia. Frenava a grande stento la piena trionfante delle mie sensazioni. Pensare che io era là, là ad aprire la porta, a poco a poco lento, lento, lento, e ch’ei non sognava neanco di quegl’intendimenti, di quegl’intimi pensieri, di quelle azioni! — Strano, oh strano assai! Alla quale idea lasciai sfuggirmi un sorriso lene lene; e forse, forse e’ l’intese, poichè si rivoltò di tratto sul letto come s’e’ fosse per destarsi. E voi credereste forse che allora mi fossi ritirato? no, non mi