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terrestre oggetto sito nel raggio del limitato nostro orizzonte, riflettevano — strano a credersi! — il soprannaturale chiarore d’un irraggiamento di gaz, che pesava sulla casa e l’avvolgeva come in un lenzuolo, luminoso e distintamente visibile.

— Via, voi non dovete vedere di simili scene, voi! Non dovete contemplare di tali cose, capite? dissi con senso di ribrezzo ad Usher; e, in questa, con dolce violenza lo traeva dalla finestra sopra un seggiolone vicino. — Tali cose, che vi pongono il capo in dissesto, non sono, Roderick, che semplici ed ordinari fenomeni elettrici, la cui funesta cagione deriva anzi dai fetidi miasmi dello stagno. Chiudiamo la finestra; quest’aria diacciata è pericolosa pel vostro temperamento. Eccovi uno dei prediletti vostri romanzi; io leggerò e voi mi ascolterete; per tal modo noi passeremo insieme questa terribile notte. —

Il vecchio libro, su cui avea posto mano, era il Mad Trist di sir Lancellotto Canning; ma, così per ischerzo, io avevalo decorato del titolo di libro favorito d’Usher; brutto scherzo invero, poichè nella sua insipida e barocca prolissità vi era ben poco pascolo a trarre per la squisita spiritualità dell’amico mio. Tuttavia era il solo libro che mi fosse immediatamente capitato sotto mano; ed io mi cullava nella vaga speranza che i cupi vapori ipocondriaci, ond’era torturato il mio amico, otterrebbero un sollievo (la storia delle malattie mentali è piena di siffatte anomalie) nell’esagerazione delle stesse follie ch’io stava per leggergli. A giudicar poi dall’aria disiosa con cui egli tutto intento ascoltava o fingeva di ascoltare le frasi del racconto, io avrei