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lesse ne’ miei pensieri, balbettò alcune sommesse parole, per cui venni chiarito come la defunta e Roderick fossero gemelli, e che tra loro due erano sempre esistite simpatie d’un’indole direi inesplicabile. Nondimeno, i nostri occhi restarono ben poco fissi sopra il cadavere, perchè in verità noi non potevamo contemplarlo senza un cotale ribrezzo. Il male che aveva tratto alla fossa madamigella Maddalena nella pienezza di sua gioventù, aveva lasciato (fatto ordinario in tutte le malattie di carattere strettamente catalettico) l’ironia d’un debole coloramento sul seno e sulla faccia, — e sulle labbra quella specie di equivoco ed errante sorriso che sul viso della morte è qualcosa di veramente orribile. — Ricollocammo il coperchio — serrammo le viti, e, chiusa dietro noi la fatal porta di ferro, lassi e pensosi, rifacemmo la via verso gli appartamenti superiori, che non meno di noi apparivano desolati.
Se non che, dopo l’intervallo di alquanti giorni, giorni pieni di amarissimo affanno, avvenne un sensibile mutamento nei sintomi della malattia morale del mio amico. Affatto scomparsi i soliti suoi comportamenti, le ordinarie sue occupazioni andarono neglette, obbliate. Errava di qua e di là, di camera in camera con passi precipiti, ineguali, senza scopo. Il pallore della sua fisionomia, tramutandosi ancora, sembrava propriamente quello d’uno spettro; e la lucida proprietà della sua pupilla era intieramente svanita. Nè più il tono della sua voce arrivavami sì aspro, come già altra fiata, all’orecchio, intanto che un tremito, che sarebbesi creduto provenire da un terrore estremo, contrassegnava abitualmente il di lui accento.