Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu/151


— 145 —


a quanto io riguardava come un’innocentissima precauzione e, senza dubbio, tutt’affatto particolare.

A questa preghiera, io lo aiutai personalmente nei preparativi della temporanea sepoltura. Collocammo il corpo nella bara e, da noi soli, lo portammo al sito di sua dimora. Il sotterraneo in cui lo deponemmo — chiuso da sì gran tempo che le nostre torcie, semispente per quell’ammosfera greve e soffocante, non ci lasciavano bene distinguere gli oggetti — era piccolo, umido e privo di ogni qualsiasi apertura per cui potesse penetrarvi un po’ di luce. Trovavasi posto ad una grande profondità, e appunto al di sotto di quella parte del fabbricato in cui era la mia camera da letto. Molto probabilmente, ne’ vecchi tempi della feudalità, esso aveva adempiuto all’orribile uffizio di prigione a vita, e, ne’ tempi posteriori, a rimoto ricovero di polveri o di qualunque altra materia facilmente infiammabile; avvegnachè parte del pavimento e le intiere pareti del lungo vestibolo da noi attraversato per giugnere sin là fossero scrupolosamente vestite di rame. La porta, di ferro massiccio, era stata oggetto delle stesse precauzioni; e allorchè questo immane pondo girava sugli arpioni, mandava un suono singolarmente acuto, stridente e discorde.

Adunque, posammo il funebre nostro fardello sui cavalletti, in questa regione d’orrore; e, girato un po’ di fianco il coperchio della bara non ancora fisso con le viti, ci mettemmo a contemplare intensamente il cadavere. A tutta prima, io fui colpito dalla rassomiglianza vivissima tra il fratello e la sorella; ed Usher, che probabilmente