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tutto l’abbandono di questa sua fede. Ma, come già lasciai comprendere, questa credenza si riferiva alle grigie pietre dell’abitazione de’ suoi antenati. Ivi, secondo lui, le condizioni di sensitività erano soddisfatte dal metodo che aveva presieduto alla fabbrica, — dalla rispettiva disposizione delle pietre, come anche da tutte le fungosità vegetali di cui erano rivestite, e dagli annosi e cadenti alberi elevantisi d’ogn’intorno; soprattutto poi dall’immutabilità di tale acconciamento e dallo stesso specchiarsi della casa nelle dormenti acque del lago. — La prova, di questa sensitività — ei diceva, ed io lo stava ascoltando con vivo ed irrequieto disìo — la prova di questa sensitività si fa vedere in quel condensamento graduale ma positivo, sopra le acque e attorno le mura, d’un’ammosfera tutta lor propria. E il risultamento, — aggiunse — si appalesa spiccato in quest’influenza muta, ma importuna e terribile, che avea, per così dire, plasmato da secoli i destini della sua famiglia, e che lo rendeva, lui, tal quale io vedevalo allora, — tal quale egli veramente era. Opinioni tali non abbisognando di commenti, non ne farò qui punto.

I nostri libri — i libri che da anni costituivano la maggior parte della spirituale esistenza del malato — erano, com’è facile a supporsi, in perfetto accordo con questo carattere di visionario. Amendue passavamo ad esame, facendone l’analisi, opere analoghe, quali il Verde-Verde e la Certosa, di Gresset; la Belfegora, del Machiavelli; le Meraviglie del Cielo e dell’Inferno, di Swedenborg; il Viaggio sotterra di Niccola Klimm, di Holberg; la Chiromanzia, di Roberto Hud, di Giovanni d’Indaginé e di De la Chambre; il Viaggio nel-