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una ad una in qualche lotta ineguale con questo sinistro e fatale spettro, — la paura!

Tratto tratto e in ripetuti colloqui, per mezze frasi e per sottili deduzioni conobbi ancora un’altra particolarità di quel suo stato morale. Mostravasi dominato da certe impressioni superstiziose relativamente alla propria abitazione, donde da più anni non aveva più osato mettere fuori il piede, — superstizioni riflettenti influssi, il cui supposto valore e’ rappresentava con frasi molto oscure od ambigue per essere qui riferite, — una specie d’influenza che, a suo dire, alcune particolarità nella forma stessa e nella materia di quell’ereditaria abitazione di sua famiglia; per l’attrito continuo del male, avevano come impresso nel suo spirito; — un effetto, che il fisico delle stesse grigiastre mura, delle torricciuole e del nerastro stagno in cui riflettevasi l’edifizio, aveva con l’andar del tempo creato sul morale della sua esistenza.

Tuttavolta, non senza qualche esitazione, egli ammetteva, che una gran parte della singolare e dolorosa sua melanconia poteva benissimo essere attribuita ad un’origine più naturale e molto più positiva, — alla morte, in somma, per certo non lontana d’una sorella da lui tenerissimamente amata, — unica sua compagnia da lunghi e lunghi anni, — sua ultima ed unica parente su questa terra. — La di lei morte, diss’egli con tal enfatica amarezza che non dimenticherò giammai, renderà me — me già così debole e senza speme e conforto! — l’ultimo dell’antica schiatta degli Usher.

In quella ch’e’ parlava, ecco madamigella Maddalena (era questo il di lei nome) lentamente lentamente e quasi affannosa transitare da un angolo