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sticamente ornata, la tappezzavano. Tutto questo però non potevasi dir segno spiccato di straordinario deterioramento. Nessuna parte dell’edifizio era caduta, in guisa che pareva fossevi stata una strana contraddizione tra l’intatta consistenza generale del tutto, e lo stato particolare delle pietre sbriciolate, che completamente rammentavanmi la speciosa integrità di quei vecchi assiti, lungamente obbliati a putrefarsi in qualche remoto sotterraneo, lungi dal soffio dell’aria esterna. Tranne quest’indizio di grande sfacelo, nessun altro sintomo di fragilità appariva nell’edilizio. Forse forse l’esperto occhio di minuzioso osservatore avrebbevi scoperto una fessura leggiera leggiera, appena visibile, che dipartendosi dal tetto della facciata delineavasi a zig zag traverso il muro, e si andava a perdere nelle acque funeste dello stagno.

Le quali particolarità tutte io notava, in quella che, standomi a cavallo, discorreva il breve spalto che traeva dritto alla casa. — Un famiglio, pronto, prese le redini del mio cavallo, ed io entrai sotto la gotica volta del vestibolo; e un secondo famiglio a passi cauti e misurati condussemi in silenzio traverso molti oscuri, e complicati corridoj, diretto al gabinetto del suo signore. Le molte cose da me osservate in questo giro contribuirono, non saprei in qual modo, a rinvigorire le vaghe sensazioni di cui già feci parola. E gli oggetti che stavanmi d’attorno, — le sculture delle vôlte, i mesti damaschi delle mura, il nero di ebano delle stanze e i trofei fantasmagorici delle armi luccicanti che — scosse al mio franco passo — davan suoni cupi, erano invero per me altrettante cose di antica conoscenza. — Ero stato sin dalla mia infanzia as-