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forse un po’ fanciullesca, — vale a dire d’avere osservato nello stagno — avea potuto dare un più cupo e profondo colorito alle mie prime e singolari impressioni. Certo, non devo mettere in dubbio che la coscienza della mia crescente superstizione, — e perchè non dovrei definirla così? — non abbia precipuamente contribuito ad affrettare l’intensità di quelle impressioni. E questa — e lo sapeva da molto tempo, — è la paradossale legge di tutti i sentimenti che procedono dal terrore. E forse cotesta fu l’unica ragione per cui, quando i miei occhi lasciarono di fissare le immagini dello stagno, portandosi verso la casa stessa, un’idea molto strana mi balzò in capo, — un’idea invero tanto ridicola che, se m’induco ad accennarla; è soltanto per mostrare la viva forza delle sensazioni che crudamente opprimevanmi. Ecco: la mia fantasia era così bizzarramente agitata, che in realtà io credeva, aggirarsi tutto attorno di quell’edifizio e dell’intiero dominio un’ammosfera affatto speciale, e tale pure in tutti que’ siti circostanti, — un’ammosfera che non avesse affinità alcuna con l’aria del cielo, e che si esalasse dagli alberi cadenti, dalle grigiastre mura, dallo stagno silenzioso, — un vapore insomma misterioso e pestifero, visibile appena, greve, pesante e dal colore del piombo.
Scacciai dal mio spirito tutto ciò che non sapeva che di sogno, e presi ad esaminare con maggior attenzione l’aspetto reale della casa. — Il suo carattere dominante sembrava essere appunto un’eccessiva antichità; e grande era per vero lo squallore lasciatovi dai secoli. — Piccole fungosità vegetali ne cuoprivano tutta la faccia esterna e, dal tetto alle fondamenta, a guisa di fina stoffa fanta-