Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu/134


— 128 —


poco e ben poco io conosceva del mio amico. Le sue abitudini eransi sempre mantenute entro una circospezione eccessiva. Ma era tuttavia ben noto com’egli appartenesse ad una antichissima famiglia da tempo immemorabile sempre conosciuta per una particolarissima sensibilità di temperamento. La quale sensibilità attraverso gli anni erasi chiarita in numerose opere di arte sopraffina; e manifestata da tempo antico con ripetuti atti d’una carità altrettanto larga quanto discreta, ed eziandio per un amore intenso alle difficoltà, anzi che per le bellezze ortodosse, sempre sì facilmente riconoscibili, della scienza musicale. Ed era pur a mia cognizione questo fatto notevolissimo, che, cioè, lo stipite della razza degli Usher, per quanto glorioso nella sua antichità, non aveva mai gettato in nessun’epoca durevoli rami; in altri termini, che l’intiera famiglia erasi sempre mai perpetuata in linea retta, tranne poche eccezioni insignificanti e leggerissime. E forse questa assenza (pensava meco stesso, fantasticando sul perfetto accordo del carattere proverbiale della razza, e riflettendo all’influsso che l’uno poteva aver esercitato, in un long’ordine di secoli, sopra dell’altro), forse, dico, quest’assenza del ramo collaterale, unita alla costante trasmissione di padre in figlio del patrimonio e del nome, era stata quella che a lungo andare aveva tanto perfettamente identificato, amendue, padre e figlio, che il nome primitivo del dominio erasi fuso nel bizzarro ed equivoco appellativo di Casa Usher, — appellativo usato dai paesani, a cui nella loro mente pareva così racchiudere e la famiglia e l’abitazione della famiglia.

Dissi, che il solo effetto della mia esperienza