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— No, non hanno esistito mai, mai, i giorni in cui ti sarebbe stato permesso l’amarmi: ma colei che aborristi in vita, l’adorerai in morte.
Morella!
— Ripeto, che me ne muoio. Pur havvi in me un pegno di quell’affetto (ah, ben tenue affetto!) che tu provasti per me, per me, Morella. E allora che lo spirito fiane partito, vivrà il figlio, tuo figlio, il mio figlio, di me, Morella. Ma i tuoi dì volgeran pieni d’affanno, di quell’affanno ch’è là più durevole delle impressioni, come il cipresso è il più rigoglioso degli alberi. Avvegnachè le ore della tua felicità siano ite e il gaudio non si raccolga due volte in vita, a mo’ delle rose di Pesto due volte in un anno. Nè più ti trastullerai in avvenire al giuoco dell’uomo di Teos; il mirto e la vite ti saran cose sconosciute, e dovunque tu volga i passi porterai sulla terra il tuo sudario, come il Mossulmano della Mecca!
— Morella! — gridai, — Morella! e come puoi tu mai saper questo?
Ma ella volse il capo dall’altra parte del capezzale; un tremito lieve lieve discorse le sue membra e spirò; — nè più intesi la sua voce!
Nullameno, giustamente com’ella predisse, il figliuol suo, il figliuolo cui morendo aveva dato la vita, il quale non emise respiro che al cessare dell’ultimo spiro materno, il figlio suo, una bambina, le sopravvisse. E venne su, fecesi grande, grande straordinariamente nel personale e nell’intelligenza, e divenne la perfettissima immagine di lei che se n’era ita; e l’amai di ferventissimo amore, tale che non mi sarei mai creduto capace di provare per verun’altra creatura di questo basso mondo.