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simile a quel di torrente che scorra sotterra; — e continuano vicendevolmente a mandarsi gemebondi sospiri.
Ma il loro impero ha pure i suoi confini, che sono stabiliti da un’immensa, nera, ed orribil foresta. Ivi, a guisa dei flutti che flagellano le Ebridi, piccoli e spessi alberi agitano continuamente le loro fronde. E pure non è ventoso quel cielo. E quei primitivi alberi smisurati fluttuano eternamente da questo e da quel lato con fracasso orrendo: e dalle sublimi lor cime stilla goccia a goccia un’eterna rugiada. E a’ lor ampj pedali piante strane e velenose contorconsi in agitato sonno. E sulle sublimi lor teste con iscroscio reboante, sempre di verso occidente, precipitansi grigiastre nubi, sino a che que’ vegetali annosi, qual’ampia cataratta, rovesciano dietro i limiti infiammati dell’orizzonte. Nè spiro di vento si agita per lo cielo: e sulle rive del fiume Zaira non havvi calma, e non havvi silenzio.
Era notte, e la pioggia cadeva; e, nel suo cadere, era acqua, — caduta, appariva sangue. Ed io stavami confitto in quel tristo padule tra grandi ninfee, e la pioggia mi cadeva sul capo, — e le ninfee mandavansi reciproci sospiri nella solennità di quella loro desolazione.
E d’un tratto la luna levossi a traverso il lieve velo di quella funebre nebbia, e mostrò il suo disco splendente d’un vivo chermisino. E i miei occhi si fermarono sopra una grigiastra roccia enorme, elevantesi alla sponda del fiume, sulla