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di miagolii e di grugniti! E si slanciavano addosso alla gente, e si cacciavano sotto alle gonne, e producevano il più spaventevole baccano, il più atroce trambusto che una persona ragionevole possa immaginare.
E il furfantello che si era intrufolato nella torre faceva evidentemente tutto il possibile per rendere ancor più affliggente tutto ciò che avveniva. Si potè, a quando a quando, scorgere attraverso il fumo quel piccolo scellerato... Egli stava ancora lassù, nella torre, seduto sul custode che giaceva supino. Teneva tra i denti, quell’infame, la corda della campana, e l’agitava incessantemente, movendo la testa a destra e a sinistra, e facendo un tal frastuono che le mie orecchie ne rimbombano ancora, soltanto se ci penso.
Sulle sue ginocchia era posato l’enorme violino, ed egli lo raschiava, senz’accordo nè misura, con tutt’e due le mani, fingendo atrocemente — sciagurato pagliaccio! — di suonare l’aria di Judy O’ Flannagan e Paddy O’ Raferty!
Essendo le cose in queste deplorevoli condizioni, io mi allontanai, disgustato, dalla piazza, e adesso chiamo a raccolta tutti coloro a cui preme la nozione dell’ora precisa e a cui piace la zuppa di cavoli buona... Marciamo compatti verso la borgata, per ristabilire l’antico ordine delle cose a Vondervotteimittiss, scaraventando giù dalla torre quell’imperdonabile furfantello!