Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
tenzione universale, e ogni vecchiotto seduto nella propria poltrona dal cuscino di cuoio, volse un occhio, con lo sbigottimento del terrore, verso il fenomeno, continuando però a tener fissa l’altra pupilla sull’orologio della torre.
Era mezzodì meno tre minuti, allorchè tutti s’accorsero che la singolare cosa in questione era un giovanottino piccolissimo, certamente forestiero. Egli scendeva giù per la collina molto rapidamente, cosicchè ognuno potè vederlo benissimo. Era proprio il più prezioso personaggio minuscolo che fosse mai comparso a Vondervotteimittiss. Aveva la faccia scura come tabacco, un lungo naso adunco, occhi simili a piselli, e una bocca larga con una magnifica dentatura ch’egli metteva in mostra con evidente orgoglio, ridendo da un’orecchia all’altra. Aggiungete a questo un bel paio di fedine e due baffetti, e avrete visto tutto quel che c’era da vedere nella sua faccia. Era a capo scoperto, e la sua capigliatura era stata arricciata accuratamente. Indossava una marsina nera, attillata, a coda di rondine, che lasciava penzolare da una tasca una lunga punta di fazzoletto bianco; calzoncini di cascimirro nero, calze nere, scarpini di raso nero. Teneva sotto a un braccio un largo gibus schiacciato, e sotto all’altro un violino, grande quasi cinque volte la sua statura. Nella mano sinistra, aveva una tabacchiera d’oro, dalla quale prendeva tabacco incessantemente, con grandissimo