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ghesi di Vondervotteimittiss andavano pazzi per la loro zuppa di cavoli, ma erano orgogliosi dei loro orologi.

Tutti coloro che sono incaricati di qualche sinecura godono, più o meno, di una grande venerazione; e l’uomo della torre di Vondervotteimittiss, avendo la più perfetta sinecura, è il più perfettamente rispettato di tutti i mortali. Egli è il principale dignitario della borgata, e finanche i maiali hanno per lui un sentimento di grande rispetto. La coda della sua marsina è molto più lunga di tutte le code di tutte le marsine del paese; la sua pipa, le fibbie delle sue scarpe, i suoi occhi e il suo stomaco sono molto più grossi di quelli d’ogni altro vecchiotto del villaggio; e il suo mento, poi, non è soltanto doppio, ma triplice.

Ho descritto lo stato di felicità di Vondervotteimittiss. Ahimè! che cosa triste il pensare che un quadro tanto incantevole dovesse subire, un giorno, un crudele mutamento!

Da moltissimo tempo, un detto accreditato fra i più saggi abitanti della borgata è che nulla di buono può venire dall’altro versante delle colline, e veramente bisogna dire che queste parole dovevano contenere qualcosa di profetico.

L’altro ieri, era mezzogiorno meno cinque minuti, quando, al sommo della cresta dei colli, ad oriente, apparve una cosa d’aspetto bizzarro. Un simile avvenimento doveva attirare l’at-