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Sopra alla sala delle sedute, c’è la torre, e nella torre c’è da tempo immemorabile la meraviglia e l’orgoglio del villaggio: l’orologio principale di Vondervotteimittiss. E quello è l’oggetto su cui si fissano gli occhi dei vecchiotti che stanno seduti nelle poltrone coi cuscini di cuoio.

Il grande orologio ha sette quadranti — uno per ciascuno dei sette lati della torre — cosicchè può esser visto da tutte le parti. I quadranti sono larghi e bianchi; le frecce sono grosse e nere. Alla torre è addetto un uomo che non ha altra mansione che quella di sorvegliare l’orologio; ma quell’occupazione è la più assoluta sinecura, giacchè nessuno si ricorda d’aver sentito dire che l’orologio di Vondervotteimittiss abbia qualche volta avuto bisogno dell’opera del suo custode. Fino a questi ultimi giorni, la semplice supposizione di una simile possibilità fu sempre considerata come un’eresia.

Dall’epoca più antica di cui si trovi traccia negli archivi, le ore erano sempre suonate regolarmente dalla grossa campana. E la stessa regolarità avevano sempre avuta tutti gli altri orologi, di tutte le specie, in tutta la borgata. Non vi fu mai alcun altro luogo dove l’ora fosse tanto esattamente segnata. Quando la grossa campana stimava che fosse venuto il momento di dire: «Mezzogiorno!», tutti i suoi servi obbedienti aprivano simultaneamente la bocca e rispondevano come un’eco sola. Insomma, i buoni bor-