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rame dorato, a ripetizione, che costituisce una burla dei ragazzi. Questi sono tre per ogni casetta, e stanno nel giardino a sorvegliare il maiale. Ognuno di essi è alto due piedi. Hanno capelli a tre corna, panciotti rossi, lunghi quasi fino alle cosce, calzoncini di pelle, grosse scarpe con grandi fibbie d’argento, e lunghe marsine con larghi bottoni di madreperla. Ognuno ha una pipa in bocca e un piccolo orologio panciuto nella mano destra. — Una boccata di fumo, un’occhiata all’orologio ― un’occhiata all’orologio, una boccata di fumo ― così fanno, di continuo. Il maiale, che è pingue e pigro, mastica qualche foglia appassita caduta dai cavoli, o, a quando a quando cerca di tirar calci all’orologio dorato che quei monelli hanno legato anche alla sua coda, perchè non sia meno bello del gatto.

Proprio davanti alla porta d’ingresso, in una poltrona dalla spalliera alta, dal cuscino di cuoio, dalle gambe tôrte e sottili come quelle delle tavole, se ne sta il proprietario della casetta. È un vecchiotto molto grasso, dagli occhi grossi e tondi e dal mento largo e doppio. È vestito press’poco come i ragazzi, e non occorre ch’io ne dica di più. L’unica differenza è che la sua pipa è un po’ più grossa delle loro pipette e dà, quindi, più fumo. Come i piccini, egli ha un orologio, ma lo tiene in tasca. A dire il vero, ha da fare qualcosa di più importante che non sia l’occupazione di osservare un orologio, e spie-