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tuna di piombare a capofitto nel mio grande camino, e di cadere proprio in mezzo al focolare della mia sala da pranzo.
Riacquistati i sensi (poichè quella caduta mi aveva completamente stordito), vidi che erano circa le quattro del mattino. Giacevo proprio dove ero caduto dal pallone. La mia testa era fra le ceneri d’un fuoco non completamente spento, e i miei piedi riposavano sul naufragio di un tavolino ribaltato, fra i rimasugli di un dessert molto vario, che comprendevano anche un giornale, alcuni bicchieri in frantumi, delle bottiglie rotte, un boccale vuoto di kirschen-wasser e un altro, pure vuoto, di schiedam. Così si era vendicato l’Angelo del Bizzarro.