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scriba a un soldo per linea, di un qualche compassionevole fabbricante di avventure del Paese di Cuccagna. A codesti imbroglioni è ben nota la prodigiosa credulità del secolo, ed essi si servono di tutte le loro facoltà per immaginare delle possibilità improbabili, degli accidenti bizzarri, come li chiamano; ma, per uno spirito riflessivo (come il mio, soggiunsi a guisa di parentesi, appoggiando senz’accorgermene la punta dell’indice sulla punta del mio naso), per uno spirito contemplativo come quello di cui io sono dotato, è evidente, a prima vista, che il recente meraviglioso moltiplicarsi dei così detti accidenti bizzarri è di gran lunga il più bizzarro di tutti. Per conto mio, ho assolutamente deciso di non credere più a nulla, ormai, di tutto ciò che avrà in sè qualcosa di singolare!
— Mein Gott! gome pisogna esser pestia, ber tire kesto! — rispose una delle voci più notevoli che avessi mai udito.
Dapprima mi parve un ronzìo nelle orecchie, come ne sente talvolta un uomo che comincia ad essere ubbriaco; ma, riflettendo, mi convinsi che quel rumore somigliava piuttosto al suono prodotto da un barile vuoto che venga percosso con un bastone. E, in verità, mi sarei accontentato di questa conclusione, se non avessi udito anche articolare le sillabe e le parole. Per temperamento, io non sono affatto nervoso, e i pochi bicchieri di Laffitte che avevo sorseggiati contri-