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fuggite, mi sprofondai con energica risolutezza nella parte politica; e quando ebbi letta anche quella dal principio alla fine, senza capirne una sillaba, pensai che poteva essere scritta in cinese, e la rilessi dalla fine al principio, ma senza ottenere un risultato più soddisfacente. Disgustato; stavo per gettar via «quell’in-folio di quattro pagine, opera fortunata di cui la critica non si occupa», quando sentii che la mia attenzione era un tantino destata dal seguente paragrafo:

«Le vie che conducono alla morte sono numerose e strane. Un giornale di Londra annuncia un decesso dovuto ad una causa singolare. Un uomo stava giuocando al giuoco del puff the dart, che si fa con un lungo ago avviluppato di filo di lana, il quale viene soffiato contro un bersaglio attraverso un tubo di stagno. Egli sbagliò nel mettere l’ago nel tubo, introducendolo dall’estremità opposta a quella dalla quale avrebbe dovuto introdurlo, cosicchè, nell’aspirare con la massima forza, per poi soffiare con maggior vigore, si attirò l’ago nella gola. La punta penetrò nei polmoni, e l’imprudente morì in pochi giorni».

La lettura di questo fatto provocò in me una violenta collera, senza ch’io sapessi esattamente perchè.

— Questo articoletto — esclamai, — è una spregevole falsità, un meschino canard! È la feccia dell’immaginazione di un qualche miserabile