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il magazzino d’un impresario di pompe funebri; ma una botola aperta in un angolo del pavimento, presso la porta, dava accesso ad una serie di cantine, le cui profondità, come fu proclamato da un rumore di bottiglie infrante, erano ben munite del loro contenuto tradizionale. In mezzo alla sala, una tavola apparecchiata; in mezzo alla tavola, un gigantesco vaso, pieno, a quanto sembrava, di punch. Bottiglie di vini e di liquori, insieme con vasi, boccali e fiale d’ogni forma e d’ogni specie, erano sparse a profusione sulla tavola. Tutt’intorno, su dei catafalchi, sedevano sei persone. Tenterò di descriverle ad una ad una.
Di fronte alla porta d’ingresso, e un po’ più in alto dei suoi compagni, stava seduto un personaggio che pareva il presidente della festa. Era un essere scarno, di alta statura, e Legs fu stupito di vedere un uomo più magro di quanto egli era magro. Il volto di quell’essere era giallo come lo zafferano; ma i suoi lineamenti, eccettuato uno solo, non avevano nulla che li rendesse degni di una descrizione particolare. L’anormalità unica consisteva in una fronte sì straordinariamente ed orribilmente alta da sembrare una corona di carne sovrapposta alla testa naturale. La bocca smorfieggiante era contratta da un’espressione di affabilità spettrale, e gli occhi, come gli occhi di tutti coloro che erano seduti a quella tavola, brillavano della singolare lucen-