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proprio una ranocchia autentica! Faceva così, press’a poco: Ao... ao... ao...gh! ao... ао... ao...gh! Una nota bellissima! La più bella nota del mondo! Un si bemolle! E quando puntava i gomiti sulla tavola, così, dopo aver bevuto due o tre bicchieri di vino, e allargava la bocca così, e strabuzzava gli occhi a questo modo, e poi li strizzava, rapidamente — così, guardate... — ah! signore! posso assicurarvi nel modo più positivo che sareste rimasto in estasi davanti al suo genio!
— Non ne dubito! — dissi.
— C’era anche — riprese un altro — c’era anche Petit-Gaillard, che si credeva una presa di tabacco e che si disperava di non potersi stringere fra l’indice e il pollice!
— E c’era inoltre Giulio Deshouilières, che era veramente un genio singolare, divenuto pazzo per la fissazione di essere una zucca! Perseguitava il cuoco, per farsi ridurre a pasticci... Il cuoco s’indignava e non voleva saperne! Per conto mio sono convinto che una torta alla Deshouilières sarebbe stata un piatto delicatissimo!
— Davvero?! — dissi, stupito.
E guardai il signor Maillard, con aria interrogativa.
— Ah! ah — fece il direttore — eh! eh! ih! ih! oh! uh! uh!... Bellissima! Non dovete stupirvi, amico mio! Il nostro amico è un originale,