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coltello in mano, invitando i suoi amici a tagliargli un pezzetto di coscia, tanto per assaggiare...
― Quello era certamente un gran pazzo! — interruppe un altro commensale; ma non è nemmeno da paragonare a quell’altro individuo che conoscemmo tutti, eccettuato il nostro invitato, e che, convinto di essere una bottiglia di champagne, si «sturava» continuamente, facendo: pan! pan! e psci.... i... i... i...! a questo modo!
E l’oratore a questo punto, si cacciò in bocca il pollice destro, e lo estrasse bruscamente di tra le labbra strette, producendo con tale atto alquanto sconveniente, un rumore molto simile a quello di un tappo che salta in aria, e facendo poi, con un abile movimento della lingua sui denti, un sibilo acuto e lungo, imitante lo sfuggire della schiuma di champagne. Quell’imitazione (me ne accorsi subito) non piacque affatto al signor Maillard, che però non disse nulla. E la conversazione fu ripresa da un ometto molto magro che aveva sul capo una voluminosa parrucca.
— Abbiamo avuto — diss’egli — anche un imbecille che si credeva una rana, al quale animale, del resto, assomigliava molto. Ah! se l’aveste visto, signore! (E si rivolgeva a me). Come avreste riso, per la naturalezza dei suoi movimenti da rana! Si può dire, signore, che era un vero peccato che quell’individuo non fosse