Pagina:Poe - Racconti grotteschi, Milano, Sonzogno, 1928.pdf/101

mela fra i denti, come si usa in Inghilterra per servire una lepre.

— No, grazie — risposi; — vi confesso che non mi va molto a genio, il vitello alla Sainte... come dite voi. Generalmente, produce nel mio stomaco una sensazione di peso eccessivo. Vi pregherò di permettermi di assaggiare, invece, un po’ di coniglio.

C’erano sulla tavola, dei piatti laterali che mi pareva contenessero del coniglio comune, alla francese, pietanza deliziosa che posso raccomandarvi.

― Pietro! — gridò l’anfitrione — cambiate il piatto al signore, e dategli un pezzo di quel coniglio al gatto.

— Di quel... che cosa? — domandai.

— Di quel coniglio al gatto.

— Ebbene, grazie. Ho riflettuto. Non ne prendo. Prenderò invece un po’ di prosciutto. (Davvero, pensai, non si sa mai che roba sia, quella che si mangia in provincia. Questo coniglio al gatto non mi va, per la stessa ragione che mi farebbe rifiutare un pezzo di gatto al coniglio!).

— E poi ― disse un personaggio dalla faccia cadaverica seduto ad un’estremità della tavola, riprendendo il filo della conversazione interrotta — fra tanti altri malati bizzarri, ne abbiamo avuto uno che si ostinava a credersi un formaggio di Cordova, e che passeggiava con un