Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/84


sione direi quasi elettrica, ma l’effetto che ebbe su di me era qualcosa di più ancora. Non saprei come descriverlo adeguatamente. Esso sorgeva in parte, senza dubbio, dai sentimenti d’amore che mi penetravano, ma soprattutto dalla mia convinzione della sensibilità estrema di colei che aveva cantato. Nessun mezzo d’arte saprebbe dare a un’aria o ad un recitativo un’impressione più appassionata di quanto ella non avesse fatto. Il modo nel quale cantò la romanza dell’Otello, il tono con cui pronunciò le parole, «Sul mio sasso» nei Capuleti risuona ancora nella mia memoria. I suoi toni bassi erano assolutamente miracolosi. La sua voce abbracciava tre ottave complete, stendendosi dal mi di contralto al mi di soprano leggero e, sebbene potente abbastanza da riempire il San Carlo, eseguiva colla più minuta precisione, ogni passaggio difficile di composizione vocale, scale ascendenti e discendenti, cadenze, fioriture. Nel finale della Sonnambula, essa creò un effetto straordinario alle parole:

                    Ah! non giunge uman pensiero
                    Al contento ond’io son piena.

ove, imitando la Malibran, essa modificò la frase originale di Bellini, facendo scendere la sua