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compagnia, rimasero per tutta la sera in una piacevolissima penombra. È questa un’usanza eccellente, che almeno offre agli ospiti la scelta della luce e dell’ombra; e i nostri amici di la dell’oceano farebbero bene ad adottarla immediatamente.

La sera così trascorsa fu senza paragone la più deliziosa della mia vita. Madame Lalande non aveva esagerato le capacità musicali dei suoi amici; e non avevo mai udito cantare così in nessuna casa privata, se non a Vienna. Gli esecutori strumentali erano parecchi e di talento superiore: la parte vocale fu eseguita quasi tutta da Signore e Signorine, e nessuna cantò men che bene. Infine quando l’uditorio chiamò a gran voce «Madame Lalande» questa si alzò subito, con semplicità e senza alcuna affettazione, dalla chaise-longue sulla quale era seduta al mio fianco, e accompagnata da uno o due Signori, e da quella sua amica della serata d’opera, si diresse verso il pianoforte principale. Io stesso l’avrei accompagnata volentieri, ma sentii che date le circostanze della mia presentazione nella casa, valeva meglio che restassi inosservato nel mio angolo. Fui così privato del piacere di vederla, se non di sentirla, cantare.

Il suo canto produsse sull’uditorio un’impres-