Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/76


nobilmente concepite, e commisi senza dubbio a cagion loro mille altre stravaganze di cui non conservo il ricordo. E intanto Talbot non tornava.

Ahimè! Se avesse potuto farsi la più vaga idea delle sofferenze che la sua assenza procurava al suo amico, la sua compassionevole natura non l’avrebbe forse spinto a volare senza indugio al mio soccorso? Eppure non arrivava. Gli scrissi. Mi rispose che era trattenuto da affari urgenti, ma che sarebbe tornato presto. Mi chiedeva di non essere impaziente, di moderare i miei trasporti, di leggere dei libri calmanti, di non bere nulla di più alcoolico dello Hockheim, e di invocare al mio soccorso le consolazioni della filosofia. L’idiota! Se non poteva venire lui stesso, perchè, in nome di tutto ciò che è logico, non mi mandava una lettera di presentazione? Gli scrissi di nuovo, supplicandolo di mandarmene una senza indugio. La lettera mi venne rimandata colla seguente soprascritta a matita, dal suo domestico. Come si vede, il furfante aveva raggiunto il suo padrone in campagna.


««È partito ieri da S. per destinazione ignota — non ha detto dove andava, nè quando sarebbe tornato; cosicchè ho creduto meglio ri-