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Ivi, dopo un conveniente intervallo, venni deposto. Il becchino scomparve, ed io restai solo. Un verso del «Malcontento» di Marston:

«La morte è un’allegra comare e tiene casa aperta»

mi colpì in quel momento come una palpabile menzogna.

Tuttavia io feci saltare il coperchio della bara e uscii fuori. Il luogo era terribilmente umido e tetro, e mi sentii invadere dal tedio. A guisa di divertimento, cercai di farmi strada tra le numerose bare che erano disposte ordinatamente all’intorno. Una a una, le tiravo giù sul pavimento, e rompendo il coperchio, mi immergevo in speculazioni sulla mortalità che v’era dentro.

«Costui, monologavo inciampando in un carcame enorme, gonfio, e tondeggiante «costui è stato senza dubbio, in ogni senso della parola, un uomo infelice, sventurato. Il suo terribile destino fu, non di camminare, ma di andare innanzi barillando; di passare traverso la vita non come un’essere umano, ma come un elefante: non come un uomo, ma come un rinoceronte. I suoi tentativi di avanzare non furono che degli aborti, i suoi procedimenti aggiranti degli evidentissimi fiaschi. Per fare un passo innan-