Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/25

versando a gran passi la camera buttai uno sguardo di sprezzo sui belligeranti, e spalancando l’impannata, con loro estremo orrore e disappunto, mi precipitai con singolare destrezza dalla finestra.

W, lo svaligiatore di diligenze, al quale io somigliavo in strano modo, veniva in qual momento condotto dalle prigioni della cittadella alla forca eretta per la sua esecuzione. La sua estrema debolezza, e la sua salute da lunga pezza rovinata gli avevan valso il privilegio di andare senza manette; e, abbigliato del suo costume da condannato — estremamente simile al mio, — egli giaceva disteso in fondo al carretto del boia (che si trovava a passare proprio sotto le finestre del chirurgo al momento in cui mi precipitavo) senz’altra guardia che quella del conducente, che dormiva, e di due coscritti del sesto fanteria, che erano ubbriachi.

Come sciagura volle, caddi sui miei piedi dentro al veicolo. W., che era un individuo molto astuto, si avvide dell’occasione favorevole. Balzando su immediatamente, egli si lanciò fuori e scantonando per un viale scomparve dalla vista in un batter d’occhi. I due coscritti, svegliati dal trambusto, non afferrarono con esattezza il significato degli avvenimenti. Vedendo tuttavia un uomo, che era l’esatta copia del