Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/122

abisso che si apriva sulla vetta usciva una così enorme quantità di ceneri che il sole scomparve completamente dal cielo, e le tenebre divennero più fitte che alla mezzanotte più oscura; tanto che quando già ci trovavamo alla distanza di 150 miglia dalla montagna, ci riusciva ancora impossibile vedere qualsiasi oggetto, anche bianchissimo, per quanto vicino lo portassimo agli occhi.» 1

«Hum!» dise il re.

«Lasciata questa costa, il mostro continuò il suo viaggio sin quando ci imbattemmo in una terra nella quale la natura delle cose sembrava capovolta, poichè ci fu dato vedere un gran lago sul fondo del quale, a più di cento piedi sotto lo specchio dell’acqua, era in piena vegetazione una foresta di alberi alti e lussureggianti. 2.

  1. «Durante l’eruzione del monte Hecla, nel 1760, nubi di questo genere produssero un’oscurità tanto densa che a Glamuba, più di 50 leghe distante della montagna, la gente era costretta a trovare la propria strada a tastoni. Durante l’eruzione del Vesuvio» nel 1794, a Caserta, a 4 leghe di distanza, la gente poteva camminare solo alla luce delle torce. Il I di maggio del 1812, una nube di ceneri vulcaniche e sabbia, proveniente da un vulcano nell’ìsola di St. Vincent, coperse tutte le Barbados, stendendovi sopra un velo tanto tenebroso che a mezzogiorno, all’aria aperta, non si potevano scorgere gli alberi, o altri oggetti prossimi, e nemmeno un fazzoletto bianco a un palmo dall’occhio».            Murray, p. 215 Ed. Plil.
  2. «Nell’anno 1790, nelle Caracche, durante un terremoto, un tratto di terreno granitico sprofondò formando un lago di ottocento yarde di diametro, e profondo da 50 a 100 piedi. Era una parte della foresta di Ripao che era sprofondata, e gli alberi rimasero verdi per parecchi mesi sotto l’acqua.    Murray, p. 221