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narrazione che si riferiva (se non sono del tutto in errore) a un cavallo color di rosa (con delle ali verdi) che camminava in una maniera violenta, per un movimento d’orologeria, e veniva caricato con una chiave color indaco. A questa storia il re prese un’interesse ancor più vivo che all’altra, e, come l’alba ruppe prima della sua conclusione (nonostante tutti gli sforzi della regina per finirla in tempo per la strangolazione), non restava altra risorsa che posporre di nuovo questa cerimonia per ventiquattro ore. La notte dipoi avvenne un incidente simile, con uguale risultato; e così la notte seguente e l’altra ancora: tanto che alla fine il buon monarca, essendo stato inevitabilmente privato di ogni possibilità di mantenere il suo voto durante un periodo di non meno che mille e una notte, o lo aveva completamente dimenticato allo spirare di questo tempo, o se ne fece assolvere al solito modo, o (ciò che è più probabile) lo ruppe decisamente, in un colla testa del padre confessore. In ogni caso Sherazade, la quale discendendo in linea diretta da Eva ereditò, forse, tutti e sette i panieri di ciarle che quest’ultima signora, come tutti sappiamo, raccolse sotto gli alberi del giardino dell’Eden, — Sherazade, dico, trionfò finalmente, e l’imposta sulla bellezza venne abolita.