Pagina:Poe - Eureka, 1902.djvu/54

EUREKA. 54 possente legge di Gravità sul cui principio egli non s’avventurò a tare alcuna congettura; ammettendo tutto ciò (che, del resto, c assolutamente vero, sebbene egli non avesse nessun diritto logico di ammetterlo) Laplace ha dimostrato, dinamicamente e matematicamente, che i risultati che ne derivano in tali casi sono, necessariamente, quelli e quelli soli che noi troviamo manifestati nella condizione attuale del sistema stesso. Mi spiego; — Supponiamo che quella particolare agglomerazione di cui noi abbiamo appunto parlato — quella che sta al punto segnato dal nostro centro Solare — si sia avanzata tanto che una grande quantità di materia nebulosa abbia assunto una forma rozzamente sferica; il cui centro coincideva, naturalmente, col centro del nostro Sole che vi è ora, o più tosto che vi era originariamente; e la cui periferia si estendeva oltre l’orbita di Nettuno, il più lontano dei nostri pianeti — in altre parole, supponiamo che il diametro di questa rozza sfera sia stato di circa 6UU0 milioni di miglia. Per molti secoli questa massa di materia andò subendo delle condensazioni, finché, alla fine, si ridusse alla dimensione che noi imaginiamo, avendo proceduto gradata- mente senza dubbio dal suo stato atomico ed impercettibile fino a ciò che noi intendiamo per nebulosità visibile, palpabile, o in qualche modo apprezzabile. Ora, la condizione di questa massa implica una rotazione su di un asse imaginario — una rotazione che cominciando coll’incipienza assoluta dell'aggregazione andò sempre, d'allora in poi acquistando velocità. I due atomi primi che s’incontrarono avvicinandosi reciprocamente da un punto non diametralmente opposto avrebbero, precipitandosi un po’ al di là l'uno dall altro, formato un nucleo per il movimento rotatorio già descritto. Come questo movimento avrebbe aumentato di velocità, si vedrà prontamente I duo atomi vengono raggiunti da altri e si forma un’aggregazione. La massa continua a roteare mentre si condensa. Ma un atomo che sia alla circonferenza ha, naturalmente, un movimento assai più rapido che uno che sia più vicino al centro. L’atomo esterno, tuttavia, colla sua velocità superiore, si avvicina al centro, portando con sé, mentre va, questa velocità superiore. Cosi ogni atomo, avanzandosi e finalmente attaccandosi al centro condensato, aggiunge qualche cosa alla velocità originale di quel centro — cioè accresce il movimento rotatorio della massa. Supponiamo ora questa massa condensata a tale segno da occupare precisamente lo spazio circoscritto dall'orbita di Nettuno, e che la velocità con cui la superficie della massa si muove nella rotazione generale, sia precisamente quella stessa velocità con cui Nettuno gira ora attorno al Sole. Allora, a quest'epoca noi comprenderemo che la forza