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26 | eureka |
della Deità sia una ignoranza a cui l’anima sia eternamente condannata.
Tuttavia, almeno per ora, accontentiamoci di supporre che fu Lui, Lui l’Incomprensibile, considerandolo come Spirito, non come Materia (distinzione che supplirà bene una definizione per ogni chiara deliberazione), Lui, esistente dunque come Spirito che ci ha creati o fatti dal Nulla per forza della sua Volontà — in un certo punto dello Spazio che noi prenderemo come centro — in un certo periodo di tempo che noi non pretenderemo d’investigare, ma che, ad ogni modo, è immensamente remoto — supponiamo dunque di essere stati creati da Lui. — Che cosa? — questo è un punto di vitale importanza nelle nostre considerazioni — che cosa può ajutarci a giustificare — solamente a giustificare — la nostra supposizione di essere stati primitivamente e individualmente creati?
Noi siamo giunti a un punto in cui l’Intuizione soltanto può ajutarci — ma ora lasciatemi ritornare ad un’idea che io ho già suggerita come quella sola che noi possiamo propriamente accettare dell’intuizione. L’intuizione, dunque, non è che la convinzione sorgente da quelle induzioni o deduzioni i cui processi sono così pieni di mistero da sfuggire alla nostra conoscenza, da eludere la nostra ragione, da sfidare la nostra capacità d’espressione. Ciò inteso, io asserisco ora che un’intuizione assolutamente irresistibile, quantunque inesprimibile, mi spinge a questa conclusione, che ciò che Dio creò originalmente, che quella Materia che, per la forza della sua Volontà, egli creò dapprima traendola dal suo spirito o dal Nulla, non può essere stato altro che la Materia nel suo più alto grado concepibile di — di che cosa? — di Semplicità?
Questa sarà la sola ipotesi assoluta del mio Discorso. Io uso la parola «ipotesi» nel suo senso ordinario; tuttavia io sostengo che anche questa mia proposizione primordiale è molto, molto distante davvero dall’essere realmente una semplice ipotesi. Non vi fu mai nulla di più certo — nessuna conclusione umana fu mai dedotta più regolarmente — più rigorosamente: — ma, ahimè! i procedimenti sfuggono all’analisi umana — sono superiori, in tutti i casi, all’espressione della favella umana.
Procuriamo ora di concepire ciò che la Materia ha potuto o dovuto essere nella sua condizione assoluta di Semplicità. Qui la Ragione si slancia subito nell’Imparticolarità — ad una particella — un’unica particella — una particella unica nella sua specie — unica nel suo carattere — unica nella sua natura — unica nel suo volume — unica nella sua forma — una particella, quindi, «senza forma e chimerica» — una particella assolutamente unica, individuale, indivisa, ma non indivisibile, perchè Colui che la