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volge anche quegli stessi confini sottraendoli all’intelligenza.

Si comprenderà ora che usando la frase «Infinito di Spazio» io non voglio obbligare il lettore ad accettare la concezione impossibile di un infinito assoluto. Io intendo di parlare semplicemente della «massima estensione di spazio concepibile» di un dominio fluttuante, pieno d’ombre, ora ristretto ed ora rigonfio secondo le vacillanti energie dell’imaginazione.

Finora l’Universo delle stelle è stato sempre considerato come coincidente coll’Universo propriamente detto, come l’ho definito al cominciare di questo Discorso. Si è sempre ammesso o direttamente o indirettamente — fin dall’aurora dell’Astronomia intelligibile, per lo meno — che, se per noi fosse possibile di raggiungere un dato punto qualsiasi dello spazio, troveremmo sempre intorno a noi una interminabile successione di stelle. Questa fu l’idea insostenibile di Pascal quando stava forse facendo il più fortunato tentativo che mai sia stato fatto, cioè di perifrasare la concezione per cui noi ci dibattiamo nella parola «Universo».

«È una sfera», egli diceva, «il cui centro è in ogni luogo e la cui circonferenza in nessun luogo». Ma sebbene questa definizione intenzionale non sia realmente una definizione dell’Universo stellare, noi la possiamo però accettare, con qualche riserva mentale, come una definizione (abbastanza rigorosa per ogni utilità pratica) dell’Universo propriamente detto, cioè dell’Universo di spazio. Consideriamo dunque quest’ultimo come «una sfera il cui centro è in ogni luogo e la cui circonferenza in nessun luogo». Infatti, mentre per noi è impossibile imaginare un fine allo spazio, non abbiamo nessuna difficoltà a imaginare un principio fra un’infinita quantità di principî.


IV.


Come punto di partenza, dunque, adottiamo lo Spirito di Dio. Non è sciocco, non è empio soltanto colui il quale non afferma niente di questo Spirito di Dio in sè stesso. «Nous ne connaissons rien», dice il Barone di Bielfeld — «Nous ne connaisson rien de la nature ou de l’essence de Dieu: — pour savoir ce qu’ il est, il jaut être Dieu méme». — «Non conosciamo assolutamente niente della natura o dell’essenza di Dio — per comprendere ciò che egli è, noi dovremmo essere Dio stesso.»

«Noi dovremmo essere Dio stesso!» — Malgrado questa frase spaventevole ancor risonante al mio orecchio, io mi avventuro a domandare se questa nostra presente ignoranza