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XXIX.

Ella è cosí per li sapori. Per ciò che tocca all’olfatto, non vi ha specie; imperocchè essendo ogni odore una cotal natura mezzana, nessuna specie è che possa fare odore. Per certo le nostre vene dell’odorato son fatte cosí, che elle molto sono strette alla terra e all’acqua, e molto sono larghe al fuoco e all’aria; onde niuno mai non sentí odore di niuno di questi corpi. E ogni volta nascono gli odori o da cosa ammollita, ovvero fradicia, ovvero liquefatta o isvaporata; perciocchè in quel mezzo nascono che l’acqua trapassa in aria, e l’aria in acqua. E sono tutti gli odori fumo o nebbia: aria che torna in acqua, è nebbia; acqua che torna in aria, è fumo: onde tutti gli odori son piú fini che acqua, e piú crassi che aria. E ciò è manifesto quando alcuno, essendo il respiro suo impedito, tragga con forza entro sè l’aria; perciocchè allora non viene odore niuno, ma sí schietta aria privata d’ogni odore. Sono adunque negli odori queste due innominate variazioni, non fatte di specie molteplici nè semplici; ma i due odori, lo aggradevole e il disaggradevole, soli essi ricevettero nome, perocchè molto notabili: l’un che rabbrusca e viola tutto il cavo ch’è fra il cocuzzolo e l’ombelico, l’altro che lo addolcia e soavemente rendelo di nuovo nel suo essere nat