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si facendoli immobili e uguali, per la ugualità e la pressura sì li rappigliano. Ma quello che pigiato è contro a natura, secondo natura combatte, per lo contrario lato sè sospingendo: e a cotale battaglia e scotimento posto è nome di tremore e ghiado; e posto è nome di freddo a tutte queste cotali affezioni e alla cagione loro.

Si dicon duri tutt’i corpi ai quali si umilia la nostra carne; quelli che si umiliano a essa, molli; e così similmente, considerando i corpi fra loro. Si umilia quello che è fondato sovra piccole basi; quello che su basi quadrangolari, da poi che sta assai fermo, resiste, e, riserrandosi molto, rilutta molto gagliardamente.

Il grave e il leggiero, se alcuno li riguarda in rispetto al su e giù così detti, gli si faran chiari. Certo non è niente diritto a pensare che ci siano due cotali luoghi che spartiscano in due l’universo, e contrarii: l’uno giù, al quale si trae tutto ciò che è corporale; l’altro su, verso al quale ogni corpo muovesi di mala voglia: imperocchè, essendo tutto il cielo sferale, tutt’i luoghi rimoti di uguale spazio dal mezzo sono estremi a un modo; e il mezzo che è di uguale spazio rimoto dagli estremi, dee stare di contro a tutti similmente a un modo. E se fatto è così il mondo, ponendoci alcuno i così detti su e giù, non è egli palese che dirà nomi niente convenevoli? imperocchè il mezzo, a parlare dirittamente, non è su nè giù, ma sì nel mezzo; e il dintorno non è mezzo, nè ha parte sua alcuna la quale