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che le sentiamo; ma non si è ragionato ancora della generazione della carne e di ciò che tocca alla carne, nè di ciò che l’anima ha di mortale; e bene non si può dire di queste cose, non dicendo di tutte le sensibili affezioni, nè di queste senza quelle; e dire di tutt’e due a una volta, nè anche si può. E però prima è a porre una cosa, e chiarirla; e le altre, poste dopo, si hanno a chiarire dopo. Per dire ordinatamente delle affezioni secondo le specie dei corpi che le fanno, in prima diciamo di quelle che toccano all’anima e al corpo.

Adunque vediamo primieramente perchè si dice caldo il fuoco, e per vedere ciò consideriamo il discernimento e tagliamento che egli fa nel corpo; imperocchè sentiamo quasi tutti che l’affezione sua è qualcosa acuta. Poi è da mettere a ragione la sottilità dei lati suoi e l’acutezza degli angoli e la piccolezza delle parti e la velocità del moto; per le quali cagioni essendo egli tagliente e veemente, di netto taglia quello che gl’intoppa: ed anco è a ricordare la generazione di sua figura, chè ella, e non altra, sminuzza e taglia sottilissimamente i nostri corpi; e allora sarà manifesto perchè ciò che ora noi diciamo caldo, dia quell’affezione e prenda quel nome.

L’affezione contraria a questa, ella è chiara; nondimeno io non voglio che rimanga desiosa di ragionamento. Gli umori intorno al corpo, che hanno parti più grosse, entrando in esso corpo e pigliando gli umori di dentro che hanno parti più sottili, e, non potendo cacciarsi nel luogo loro, pressandoli e da disuguali e mossi