Pagina:Platone - Il Timeo e l'Eutifrone, Acri, 1889.djvu/77


— 69 —

stillando giù per le pietre, fassi duro. E il nodo dell’oro, durissimo per la sua fittezza, e che è nero, fu chiamato adamante. Quello che sta appresso all’oro per la natura delle sue parti, e accoglie più che una specie, ed è più fitto, e ha picciola e sottile porzioncella di terra sì ch’è più duro che l’oro, ma più leggiero per li grandi intervalli che ha dentro, è il rame; il quale si fa di splendenti e indurite acque. Quella parte di terra che è mista al rame, allora fatta parvente quando essi invecchiati si sceverano l’uno dall’altro, si dice ruggine.

E dell’altre cose siffatte nè anco è malagevole favellare, seguendo verisimiglianza. E se mai alcuno per desiderio di riposo lasciando di speculare gli eternali enti, e rimirando pure alle verosimili ragioni delle generate cose, prende in esse diletto che da niuno pentimento non è turbato, egli potrebbesi procacciare modesto e ragionevole sollazzo in vita sua. Il qual sollazzo vogliamo anco noi avere, e però seguitiamo a dire, guardando pure al nostro proponimento, ciò che è verisimile. L’acqua mista a fuoco, quella sottile liquida, per lo movimento suo e lo andare che fa rivolvendosi giù in terra si dice fluida; e anco molle, perocchè le basi sue son cedevoli, siccome meno stabili che quelle della terra. Quest’acqua, quando l’abbandonano fuoco e aria, divien più uguale, e in sè medesima si costringe per la uscita di quelli. E se ella serrasi molto fortemente, su, lungi da terra, s’addimanda gragnuola; diaccio, se in terra; addomandasi poi neve se è di più piccole parti e si serra mez-