Pagina:Platone - Il Timeo e l'Eutifrone, Acri, 1889.djvu/74


— 66 —

ciascuno dei due elementi, della quale non venne in sul principio un triangolo isoscele d’una specie e grandezza, e nè anco uno scaleno d’una grandezza; ma sì tanti ne vennero più piccoli e più grandi, quante son le specie delle corporali forme1: e però i detti triangoli, mischiati seco medesimi e fra loro, fanno varietà infinita, alla quale dee riguardare chi ragionar voglia della natura secondo verisimiglianza.

XXIII.

Quanto a moto e a quiete, se non consentiamo per quale via e modo siano generati, assai impedimenti avrà il ragionamento che segue. Detta è già alcuna cosa, e ora aggiungiamo questo, che moto mai non può essere nella ugualità; imperocchè malagevole anzi impossibile è che ci sia cosa mossa senza alcuno movente, o alcuno movente senza alcuna cosa mossa. E da poi che, non essendo quelli, non è moto, e quelli non possono essere uguali: segue che la quiete è nella ugualità2, e il moto è nella disugualità3: cagione poi della disugualità è dissimiglianza, e già noi abbiamo favellato della generazione sua. Ma niente detto è ancora perchè mai i corpi, dopo sceverati secondo loro generi, non cessassero

  1. De’ quattro corpi detti elementari.
  2. È nel libramento.
  3. È nel dilibramento.